mercoledì 14 ottobre 2009

Comunicazione Unica per avvio, modifica o cessazione di impresa

Dal 1° ottobre 2009 chi vuole avviare, modificare o cessare un’attività imprenditoriale può
presentare al solo ufficio del Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio una
Comunicazione Unica (ComUnica), valida - ove sussistono i requisiti di legge - anche ai fini
fiscali, previdenziali e assistenziali.
Restano per il momento in vigore, in alternativa, le precedenti modalità di trasmissione delle
singole modulistiche agli altri Enti interessati (Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL, Commissione
Provinciale dell'Artigianato, Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali) in
modalità non integrata.
Il periodo transitorio ha durata di 6 mesi. Al termine, ovvero dal 1° aprile 2010, la
Comunicazione Unica sarà obbligatoria e sostituirà ad ogni effetto di legge le attuali modalità di
trasmissione della modulistica al Registro delle Imprese e agli altri Enti interessati.
Fino ad oggi le regole tecniche di ComUnica sono state definite solo con l’Agenzia delle Entrate,
l’INPS e l’INAIL.
Per il coinvolgimento delle Commissioni Provinciali dell’artigianato, il Regolamento Tecnico di
ComUnica dispone che l’applicazione della nuova procedura alle imprese artigiane sia definito di
intesa con le singole Regioni.
Per quanto riguarda invece il Ministero del Lavoro, si è attualmente in attesa di conoscere i dati
che ad esso devono essere trasmessi e le relative modalità.
Adempimenti possibili durante la fase di sperimentazione
L’Unioncamere, d’intesa con l’Agenzia delle Entrate, l’INPS e l’INAIL, ha convenuto che, a
partire del 1° ottobre 2009, la nuova procedura potrà essere utilizzata su tutto il territorio
nazionale per effettuare i seguenti adempimenti:
a) dichiarazione di inizio attività, variazioni dati e cessazioni dell’attività ai fini IVA;
b) domanda di iscrizione di nuove imprese, modifica e cessazione nel Registro Imprese e nel
R.E.A. (escluso il deposito di bilancio);
c) domanda di iscrizione ai fini INAIL (le variazioni e le cessazioni saranno rese disponibili nei
primi giorni del 2010);
d) domanda di iscrizione, variazione e cessazione al Registro Imprese con effetto per l’INPS
relativamente alle imprese artigiane ed esercenti attività commerciali;
e) domanda di iscrizione e cessazione di impresa con dipendenti ai fini INPS;
f) variazione dei dati d’impresa con dipendenti sempre ai fini INPS;
g) domanda di iscrizione di impresa agricola ai fini INPS (le variazioni e le cessazioni saranno
rese disponibili, invece, nel mese di febbraio 2010).
Le domande di iscrizione, variazione e cessazione delle imprese artigiane nell’Albo delle Imprese
Artigiane seguiranno invece quanto disposto dalle leggi regionali in materia, alcune delle quali
sono state di recente modificate per adeguarne il contenuto all’articolo 9 della Legge 2 aprile
2007 n. 40, istitutivo di ComUnica.
Modalità di presentazione
Una delle novità più rilevanti introdotte dalla Comunicazione Unica è rappresentata dall’obbligo
esteso a tutte le imprese, anche a quelle individuali, di trasmettere le dichiarazioni agli uffici delRegistro Imprese per via telematica o su supporto informatico. La presentazione della
Comunicazione Unica richiede il possesso della firma digitale da parte degli interessati che
devono sottoscrivere digitalmente il modello.
Il servizio di invio è disponibile dalle ore 8:00 alle ore 21:00 nei giorni feriali e dalle ore 8:00
alle ore 14:00 il sabato. Nel corso dell'anno, in occasione di consistenti invii a Comunica, è già
previsto di estendere l'orario fino alle 24.
Ai fini della trasmissione della pratica di “comunicazione unica” può essere utilizzato il modello di
“procura” (allegato alla Circolare del Ministero dello Sviluppo Economico del 15 febbraio 2008 n.
3616/C), con il quale l’imprenditore conferisce a professionisti o ad altri intermediari l’incarico di
sottoscrivere digitalmente e presentare per via telematica la “comunicazione unica per la nascita
dell’impresa”.
Le Camere di Commercio hanno reso gratuito l’utilizzo del software “ComUnica”, che guida
l’utente nella compilazione del modello e hanno pubblicato sul sito internet
www.registroimprese.it la “Guida alla compilazione della comunicazione unica d’impresa”.
Il modello di “comunicazione unica” prevede poi che l’utente indichi l’indirizzo di Posta
Elettronica Certificata (PEC) al quale saranno trasmesse tutte le comunicazioni relative al
procedimento. Nei casi di imprese individuali sprovviste di casella di PEC, la richiesta può essere
inoltrata tramite l’applicativo di “ComUnica” e la Camera di Commercio destinataria della
domanda provvederà all’immediata assegnazione di una casella di PEC senza costi per l’impresa.
Le società, invece, dovranno iscrivere nel Registro delle imprese il proprio indirizzo di PEC in
sede di presentazione della domanda di iscrizione all’ufficio stesso.
Ricevuta
La Comunicazione Unica, una volta inviata dall’interessato all’Ufficio del Registro Imprese, viene
sottoposta dal sistema informatico del Registro ad una serie di verifiche, le quali dovranno avere
tutte esito positivo, altrimenti la Comunicazione è considerata irricevibile ed il sistema notifica
immediatamente l’informazione alla casella di PEC dell’utente e, in area riservata, all’utente nel
sito.
Qualora le verifiche abbiano, invece, tutte esito positivo, la Comunicazione Unica viene
protocollata immediatamente nel sistema del Registro Imprese.
Una volta effettuato il protocollo elettronico, il sistema rilascia la ricevuta che costituisce titolo
per l’immediato avvio dell’attività imprenditoriale.
La ricevuta viene inviata all’indirizzo di PEC dell’impresa e, nel caso che il richiedente sia
persona delegata, all’indirizzo di PEC di colui che ha trasmesso la Comunicazione Unica.

Ovviamente troverete tutte le spiegazioni a riguardo all'interno del nostro ufficio di via Rimembranza, 83 a Montemesola (Ta).
Veniteci a trovare.

giovedì 8 ottobre 2009

Situazione disastrosa......e chi ce ne parla?


La situazione economica e dei mercati italiani continua a tessere le sue vittime e nessuno ne parla attraverso i canonici mezzi di informazione.
La situazione catastrofica l'avvertiamo solo noi, consumatori, e li fuori si fa finta di nulla.
I settori trainanti della nostra economia come l'agricoltura, l'industria e il nostro commercio fatto di piccole aziende per la maggior parte a conduzione familiare vacilla e sta per cadere.
A tal proposito interviene il presidente Giuseppe Politi chiedendo a gran voce risposte chiare e decise sulla situazione agricola del paese al governo e interventi straordinari e concreti a sostegno degli agricoltori.
Sentite cosa ci dice il Presidente in un suo intervento:
I costi per le imprese agricole sono ormai alle stelle. Tra mezzi di produzione (concimi, mangimi, sementi, antiparassitari, gasolio), oneri contributivi e burocratici, siamo in presenza di un peso sempre più insostenibile per gli agricoltori che, oltre a perdere competitività sui mercati, vedono ridurre in maniera drastica i propri redditi. Negli ultimi dieci anni, dal 1999 al 2008, abbiamo assistito ad aumenti che superano abbondantemente il 300 per cento. Una trend che si è confermato anche nel primo semestre del 2009. Da parte del governo solo promesse, ma niente misure concrete per ridurre questi costi. Sia i sei decreti anticrisi, varati nei mesi scorsi, che la finanziaria per il 2010 trascurano i problemi molto complessi del settore. A lanciare il nuovo grido d’allarme è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che rinnova l’invito ad adottare immediati e straordinari interventi, confermando lo stato di mobilitazione sull’intero territorio nazionale.

“L’agricoltura -ha rimarcato il presidente della Cia Giuseppe Politi- è il solo settore che, con la manovra economica per il prossimo anno, subisce un aggravio fiscale e contributivo. Vengono, infatti, cancellate le agevolazioni previdenziali per le imprese agricole che operano nelle aree svantaggiate. E questo comporta un onere aggiuntivo per gli agricoltori di circa 200 milioni l’anno. Vengono, inoltre, tagliate le agevolazioni fiscali sulle accise del gasolio per le coltivazioni sotto serra, per l’acquisto e la rivalutazione dei terreni agricoli, con un onere di oltre 150 milioni l’anno”.

“A questo si aggiunge -ha sottolineato Politi- il mancato finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali. Un problema che ha costretto molti produttori agricoli a costi assicurativi elevati ed altri a non sottoscrivere alcuna polizza. E le conseguenze sono facilmente immaginabili. Per questa ragione chiediamo al governo risposte “pronte e valide”.

Attualmente i costi produttivi incidono nella gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l’85 per cento. Solo nello scorso anno l’incremento è stato del 10,6 per cento. E per quest’anno si prevede una crescita tra il 9 e l’11 per cento. Non solo. A questi incrementi, che negli ultimi anni hanno frenato l’attività imprenditoriale con un crescendo impressionante, si sono aggiunti anche gli oneri previdenziali (in poco meno di due anni sono cresciuti del 25,7 per cento) e quelli di carattere burocratico. Oneri pesanti che si traducono in forte ostacolo alla crescita economica delle imprese, con incidenza negativa notevole sull’occupazione e la competitività.

“Per questa ragione nella piattaforma della nostra mobilitazione -ha rimarcato il presidente della Cia- abbiamo sottolineato alcune precise priorità. Fra queste, la fiscalizzazione degli oneri nelle zone svantaggiate e montane, con l’allargamento delle agevolazioni ai settori in crisi; l’estensione a tutte le attività agricole e zootecniche dell’accisa zero per il gasolio e la riduzione al 4 per cento dell’aliquota Iva sui carburanti utilizzati nelle attività agricole a tutto il 2010; il finanziamento del Fondo di solidarietà per calamità naturali; la riduzione del 50 per cento delle aliquote Iva relative all’acquisto dei beni e servizi necessari allo svolgimento dell’attività agricola e la fissazione al 4 per cento dell’Iva sulle nuove strutture realizzate nell’ambito del Piani di sviluppo rurale; l’aumento della dotazione finanziaria per il credito d’imposta per l’imprenditoria giovane”.

Per ciò che concerne il discorso del commercio vorrei invece segnalarvi quello che dice Beppe Grillo sul suo Blog, con dati alla mano:

Da gennaio a giugno 2009 hanno chiuso in Italia 36.000 negozi. 6.000 AL MESE. 200 al giorno. A fine anno le previsioni di Confesercenti sono di MENO SETTANTAMILA. Soprattutto a conduzione famigliare. Resistono le grandi catene. Un calcolo prudenziale, pur tenendo conto dell'apertura di nuovi negozi, è di almeno 200mila persone senza lavoro quest'anno. I negozi chiudono per la crisi, per la mancanza di ottimismo dei consumatori, per la concorrenza dei supermercati e per le tasse. Sui primi tre punti è difficile intervenire, sull'ultimo invece si può. I negozianti devono pretendere l'uguaglianza fiscale di fronte alla legge. Se i grandi evasori pagano il 5% per lo Scudo Fiscale, anche il commercio al dettaglio deve avere un'aliquota massima del 5%. Altrimenti, come dice Mavalà Ghedini, la legge è uguale per tutti, ma l'applicazione è diversa. Macellai, cartolai, fruttivendoli, droghieri, pizzicagnoli e panettieri allineate le vostre tasse dei negozi a quelle sui capitali mafiosi. Seguite il consiglio di un mio amico di Reggio Emilia:
"Hai parlato di sciopero fiscale. Beh senti questa. Me ne parlava un amico un'ora fa. Sua moglie commerciante con negozio a Parma è incazzatissima per lo scudo fiscale. Entra una signora telerimbambita ed inizia la manfrina: "Ma ha visto che scandalo Annozero? Devono chiudere quella trasmissione, comunisti, assassini, povero Silvio...bla,bla"... Lei ascolta non dice niente ed alla fine dopo che la cliente ha pagato le dice: "Signora oggi ho deciso. Non le faccio lo scontrino dal momento che tanto 300 miliardi di euro di evasione fiscale Berlusconi li ha condonati. Quindi ora anche io lo faccio. Che ne dice?" La cliente telerimbambita è rimasta inebetita...è andata in tilt non sapeva che dire...ed è uscita con la coda tra le gambe dicendo: "Eh si, forse ha ragione...".
E se organizzassimo la diffusione di una protesta di questo genere. COMMERCIANTI che aderiscono e mettono il cartello:
"OGGI NON FACCIO LO SCONTRINO. CONTRO LO SCUDO FISCALE CHE CONDONA 300 MILIARDI DI EURO DI EVASIONE"

Traete voi le conclusioni.

A Bari 22 intossicati per aver mangiato alici


Una partita di alici affetta da sospetta anisakis, o «sindrome sgombroide», ha causato malori alle vie respiratorie ed eruzioni cutanee a una ventina di persone residenti a Bari e in alcuni centri della provincia, che nella giornata di martedì avevano gustato il saporito pesce azzurro, crudo. I 20 consumatori, preoccupati, sono dovuti ricorrere alle cure ospedaliere, al San Paolo, al Di Venere e al Policlinico. Fortunatamente, nessuno di loro versa in gravi condizioni. Ieri sera, solo due di essi erano rimasti ricoverati in ospedale, precisamente nel reparto di dermatologia del Policlinico: guariranno in una decina di giorni.
Altri due pazienti si sono autodimessi dal Policlinico, firmando sotto la loro responsabilità. Gli altri cittadini che avevano ingerito le alici a rischio comunque erano già a casa.

A parte Bari, casi di malore si sono registrati nelle vicine Bitonto e Valenzano, e, nella zona murgiana, a Gravina e Altamura. Dopo le segnalazioni dei malori, sono intervenuti in tempo reale i Carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità (Nas), agli ordini del capitano Antonio Citarella. I militari, sentendo anche le persone colpite dai malesseri (difficoltà respiratorie ed eritemi cutanei su tutto il corpo), sono risaliti almeno a due venditori ambulanti che stazionano abitualmente nel mercato rionale di via Montegrappa, al quartiere Carrassi. Ieri, intorno a mezzogiorno, i Carabinieri del Nas si sono recati in via Montegrappa angolo corso Benedetto Croce e, con l’aiuto degli esperti del servizio veterinario della Asl Bari, hanno sequestrato e distrutto 30 chilogrammi di alici.

Dalle informazioni assunte dai due dettaglianti (altri dettaglianti potrebbero avere venduto le alici a rischio in altri mercati, allestiti nei giorni scorsi nei due centri dell’hinterland e nella zona murgiana), i Carabinieri hanno accertato che la partita sarebbe stata fornita loro da due grossisti di Bisceglie. Quindi, gli investigatori, insieme con il personale del dipartimento di prevenzione della Asl Bat, sono andati a controllare le due ditte della città della sesta provincia. Dove si sono fatti consegnare la documentazione che riguarda la provenienza e la commercializzazione del pesce.

Insomma, i Carabinieri puntano a risalire tutta la filiera, per isolare le partite sospette e quindi tranquillizzare i consumatori. Sia i dettaglianti controllati sia i grossisti hanno offerto la massima collaborazione ai militari. I quali hanno informato l’Osservatorio epidemiologico regionale, per mettere in moto un monitoraggio costante e completo sul fenomeno. Inoltre, cinque campioni di alici sono stati inviati all’Istituto sperimentale zooprofilattico di Foggia, per tutti gli accertamenti di laboratorio necessari. La malattia è denominata «avvelenamento da istamina da pesce» o Hfp ed è causata dal batterio dell’anisakis, che alligna nell’apparato digerente delle alici colpite. Dal Nas avvertono: «La presenza del batterio non cambia il sapore. È sconsigliabile, in assoluto, mangiare le alici crude. Anche se la cottura non sempre debella il batterio. Per evitare rischi, il singolo pesce va sempre eviscerato. E, ancora, il pesce dovrebbe essere freschissimo, altrimenti c’è il rischio che il batterio, con il tempo, possa spostarsi dall’apparato digerente alle carni».

dalla Gazzetta del Mezzogiorno

lunedì 5 ottobre 2009

Zaia alla Conferenza nazionale della Cia

È necessario ritornare all’economia reale e a un’agricoltura dei territori, che valorizzi e tuteli le diverse identità produttive del nostro Paese e dobbiamo chiedere con forza che i prodotti agricoli escano dalle speculazioni di mercato. Il Ministro ha concluso il suo intervento chiedendo un minuto di silenzio per le persone che hanno perso la vita nel messinese, a causa del violento nubifragio che ha colpito la Sicilia.

“Dobbiamo chiedere che i prodotti agricoli, a partire dal grano, escano dalle speculazioni di mercato. Ci preoccupiamo che una maglia o una scarpa possa essere il prodotto dello sfruttamento del lavoro minorile e poi non ci poniamo domande quando compriamo un prodotto finanziario che può contenere speculazioni che poi contribuiscono a far morire la gente di fame e mettono a rischio l'impresa agricola. È necessario ritornare all’economia reale e a un’agricoltura dei territori, che valorizzi e tuteli le diverse identità produttive del nostro Paese”.

Con queste parole il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia è intervenuto alla Conferenza nazionale della Cia in svolgimento in questi giorni a Lecce sul tema “Agricoltura: le nuove sfide. Federalismo, Europa e mercato”.

“So che siete preoccupati, afferma il Ministro, per il rifinanziamento del Fondo di Solidarietà Nazionale con il quale si riuscirebbero a recuperare 330 milioni di euro entro fine anno. Ma su questo aspetto il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha dato la sua parola”.

“Le assicurazioni in agricoltura sono una scelta imprenditoriale per tutelare la propria produzione, ma purtroppo ci sono tanti agricoltori che pur non assicurandosi poi chiedono gli interventi statali. Voglio precisare che se finanzieremo il fondo non si potrà dar corso a tutte le richieste che ci arriveranno.”

“Oggi l’economia mondiale sta attraversando una crisi difficile, e l’emorragia dei consumi non ha risparmiato le produzioni agricole. Ma vorrei ricordare che non ho mai conosciuto pessimisti che abbiano fatto fortuna, è necessario quindi guardare con fiducia ai prossimi mesi consapevoli che il sistema economico sta già mostrando i primi segnali di ripresa”.

“La nostra agricoltura, continua il Ministro, possiede un punto di forza notevole, che è quello delle produzioni identitarie dei nostri territori, sinonimo di eccellenza e qualità e per questo tipo di prodotti i consumatori sono disposti a spendere di più. Abbiamo, inoltre, a disposizione 160 milioni di euro che provengono dai sottoutilizzi comunitari, ovvero soldi europei che l’agricoltura italiana non riusciva a spendere e che tornavano all’Europa: ora ce li portiamo a casa”.

“Oggi secondo un recente sondaggio il 72% degli italiani sarebbe pronto a spendere di più se avesse la certezza dell'origine dei prodotti; il provvedimento sull’etichettatura approvato in questi giorni al Senato va proprio in questa direzione ”.

“La scorsa settimana l’Italia ha aderito al documento promosso da Parigi contro la crisi europea del settore lattiero caseario. Un accordo che rafforza l’asse italo – francese e sottolinea la presenza di ''una maggioranza qualificata'' in Europa formata da 20 Paesi, che delineano una road map definita e condivisa per far uscire dalla crisi questo comparto oggi in difficoltà”.

“Un risultato diplomatico, che si unisce al lavoro di squadra che stiamo facendo con De Castro in Europa, e che ci fa ben sperare nel risultato positivo delle partite che stiamo giocando”.

“Spesso mi sento dire che abbiamo tagliato il bilancio dell’agricoltura, ma tra gli aspetti prioritari del mandato che ci hanno dato gli elettori c’era quello di rimettere a posto i conti dello Stato. I tagli hanno riguardato tutti i ministeri e la manovra finanziaria da 34 miliardi di euro è stata fatta senza mettere le mani in tasca agli italiani.”

Il ministro Zaia concludendo il suo intervenuto ha invitato tutti i presenti a osservare un minuto di silenzio per le vittime del maltempo nel messinese.

da Agricoltura italiana on line