giovedì 22 luglio 2010

Crisi: costi produttivi e oneri sociali soffocano le imprese agricole Triplicati in dieci anni. Migliaia di agricoltori rischiano di abbandonare

La Cia lancia di nuovo l’allarme: occorrono immediati interventi per sostenere le aziende oggi in grave difficoltà. Sono indispensabili la reintroduzione del “bonus gasolio” per le serre (un provvedimento che va comunque esteso alla totalità delle aziende) e la proroga della fiscalizzazione, che, però, deve essere propedeutica ad una riforma per ridurre le spese contributive a tutte le attività agricole, che negli ultimi due anni sono aumentate del 26 per cento.



I costi delle imprese agricole sempre più alle stelle. Tra mezzi di produzione (concimi. mangimi, sementi, antiparassitari, gasolio), oneri contributivi e burocratici, siamo in presenza di un peso insostenibile. Dal 2000 ad oggi, si è assistito a rincari considerevoli. Per alcuni prodotti i prezzi pagati dall’agricoltore sono praticamente triplicati. Tra questi, soprattutto la “voce” energia ha inciso in modo grave sulla gestione aziendale. Una situazione allarmante che, sommata alla caduta libera delle quotazioni sui campi, diventa esplosiva e rischia di trascinare nel baratro migliaia di aziende che non riescono più a stare sul mercato. Il campanello d’allarme è il crollo dei redditi, che nel 2009 sono stati tagliati di oltre un quarto rispetto all’anno precedente. La denuncia è venuta dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori nel corso del sit-in a Roma in piazza Montecitorio davanti alla Camera dei Deputati.

Un’occasione durante la quale la Cia ha rinnovato la sua vibrante richiesta affinché vengano prese misure, a cominciare dall’“accisa zero” per il gasolio per le serre (un provvedimento che va comunque esteso alla totalità delle aziende) e alla proroga della fiscalizzazione degli oneri sociali, in scadenza il prossimo 31 luglio, per le imprese che operano nelle zone svantaggiate e di montagna. Un intervento che, però, deve essere propedeutico ad una riforma per ridurre le spese contributive a tutte le attività agricole. Insomma, azioni indispensabili per dare reali sostegni agli agricoltori, oggi in grave difficoltà, e che devono essere inserite nella manovra finanziaria che, dopo l’approvazione al Senato, è ora in discussione a Montecitorio.

Oggi i costi produttivi -avverte la Cia- incidono nella gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l’85 per cento. Solo nello scorso anno l’incremento, è stato dell’11 per cento rispetto al 2008. E per il 2010 si prevede, secondo le prime stime, una crescita tra il 9 e il 10 per cento.

Non solo. A questi aumenti, che negli ultimi anni hanno frenato l’attività imprenditoriale con un crescendo impressionate, si sono aggiunti -nota la Cia- anche gli oneri previdenziali (in poco meno di due anni sono cresciuti del 26 per cento) e quelli di carattere burocratico. Oneri pesanti che si traducono in forte ostacolo alla crescita economica delle imprese, con incidenza negativa notevole sull’occupazione e la competitività.

D’altra parte, continua a restare critica e senza soluzione alcuna la situazione di tutte quelle imprese -avverte la Cia- che pagano l’aliquota contributiva ordinaria, ben al di sopra di quelle delle aziende agricole degli altri paesi europei. A tal proposito va richiamato come fatto grave che per tali aziende ancora non si dia attuazione ad una legge dello Stato (legge 247/2007 attuazione “Protocollo sul Welfare”) che prevede misure agevolative per le imprese che aumentano le giornate dichiarate e per quelle “virtuose” in termini di sicurezza sul lavoro (articolo 1 commi da 58 a 60 della legge 247/2007).

Comunque, con la fine della fiscalizzazione, diventerà insostenibile la situazione per migliaia di imprenditori agricoli che danno occupazione. Le agevolazioni contributive (meno 75 per cento per la montagna e meno 68 per cento per le aree svantaggiate) finiscono e da agosto -avverte la Cia- gli aumenti saranno considerevoli e per le aziende che già operano in condizioni di difficoltà le prospettive appaiono drammatiche. Per quelle di montagna le agevolazioni si riducono al 70 per cento, mentre per quelle delle aree svantaggiate al 40 per cento. Il danno è rilevante perché proprio l’80 per cento delle giornate denunciate all’Inps sono svolte in territori agevolati. E proprio le aziende delle aree svantaggiate rappresentano il 55 per cento del totale.

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